Acid Street è un fumetto particolare. Originale, forse, imprevedibile, forse, schizzato, forse, forse coinvolgente. Tutti questi forse perchè io che ve lo accingo a presentare ne sono anche l'autore, forse, e devo dire che questa pazza storia lascia un po' perplesso anche me.

Acid Street non è qualcosa da mangiare. E per fortuna, perchè il rischio principale che corre è proprio quello di risultare indigesto.
Le prime strisce sono nate nell 'autunno del 2000, in circostanze che ormai hanno conquistato un alone di leggenda metropolitana. Pare sia nato da alcuni schizzi buttati giù durante una sbronza colossale, in un affollato locale fiorentino; pur non conservando memoria concreta del momento del parto conservo ancora quegli schizzi; ogni volta che li riguardo mi abbandona rapidamente il coraggio di smentire la leggenda.

In principio l'idea era di farne un fumetto ancora più folle e insensato di come è adesso, una vera e propria provocazione, in cui gli omini stilizzati che avevo creato non solo non avessero nome ma nemmeno personalità, caratteristiche individuali. Dovevano essere intercambiabili e fare da puro pretesto per illustrare gag surreali, che prescindessero dal personaggio che le interpretava. Ogni tanto poi uno degli omini sarebbe potuto morire e venire rimpiazzato da uno graficamente simile, senza ripercussioni sugli eventi del fumetto.
Sarebbe stato un fumetto ancora più originale, chissà, sicuramente ancora più difficile da apprezzare, ma in ogni caso dopo già una manciata di strisce, forse per la mia passione per il raccontare storie, ciascun omino aveva sviluppato una propria personalità, un proprio ruolo, un proprio destino.

. . . è la storia di un gruppo di personaggi, alieni, umani e animali, eclettico e bizzarramente assortito. Una compagnia di omini più o meno amici tra loro che si trovano a fronteggiare una serie di eventi surreali e cartooneschi: un cane che ingoia un ombrello , la vendetta di un fantasma, un invasione aliena. Insieme ad accidenti più normali: feste, amore, una partita di calcio. Eventi che affrontano però senza falsi eroismi, con ingenuità, stupidità, inventando talvolta risorse insperate. Con umanità, insomma.
Il titolo originale e provvisorio del fumetto era in realtà Acidstrips, o più semplicemente Strips. L'ho modificato solo in epoca recente, sulla scia di un paio di riflessioni:

- volevo che in qualche modo la storia del fumetto non fosse vincolata all'idea di striscia. Ce poi tanto striscia non è: si tratta in realtà di una struttura in sei vignette disposte su due piani, con almeno una delle caselle sempre vuota, a fissare una pausa, una sospensione. Volevo che chi rimanesse intrigato dall'atmosfera della storia potesse dimenticare di stare leggendo una strip, immaginare Acid Street come un mondo parallelo, pensiero, più che inchiostro e carta. E poi forse un giorno Acid Street potrebbe assumere forme diverse: un cartone animato, un'animazione in Flash, un video musicale, un dipinto.

- al tempo stesso, mi piaceval'immagine che il nuovo titolo evocava, la strada, come luogo dove una serie di personaggi, fissi o di passaggio vengono ad incontrarsi e cercano di interagire, di andare d'accordo. La strada appartiene a tutti, per strada si fanno le scoperte più incredibili ma è allo stesso tempo un posto spaventoso, dove non ci si può più nascondere dietro al mio e al tuo, per viverci senza paura bisogna imparare a convivere. E ai protagonisti di Acid Street questo riesce un po' così e così . . .

Quella dei nomi è una questione importante. In Acid Street la stragrande maggioranza dei personaggi non viene mai chiamata per nome, forse non ne ha neppure uno. Fanno eccezione, ad esmpio, Jack & Jack, alcolisti omonimi, che, persa ormai irrimediabilmente la lucidità, hanno trovato almeno nel nome un pretesto per tenersi compagnia.
Questo anonimato è un residuo del progetto iniziale, di cui ho parlato sopra, quello di fare del cast della serie un insieme casuale, indistinto. Ho scelto di conservare questa nota di caos nel fumetto, in un primo momento, facendo un ragionamento poetico ma un po' ingenuo: ciascun lettore avrebbe potuto chiamare i personaggi col nome che voleva, adattandoli al proprio immaginario, allo stesso modo in cui inevitabilmente doveva associare eventi e disegni astratti ed elementari alla propria esperienza, per trovarvi l'ironia e l'umanità che cercano di comunicare.
Pian piano però che la storia si evolveva, da piacevole nonsense a commedia più costruita, ho cominciato a notare che l' anonimato rendeva difficile l' interazione tra l'ormai elevato numero di personaggi, e difficile per i lettori, ma anche per l'autore indicarli, anche solo per riferirne le avventure. Ho decisodi non mutare la rotta, tuttavia, forse più per una personale sfida stilistica che per coerenza; i personaggi hanno cominciato così ad indicarsi tra loro usando soprannomi, o comunque giri di parole che ne indicassero sinteticamente l'essenza: maestro, mignotto, senzatetto, guardone, ma anche semplicemente amico, biondina, ragazza bruna.
E anch'io ormai uso le mie personali perifrasi per nominarli, per ricordarli tutti.

... abbiamo così il Tipo con la Barbetta, irriverente, carnefice, egocentrico ma coraggioso e il Tipo Col Ciuffo, sensibile, piuttosto, vittima, lamentoso ma responsabile. Un Tipo Insopportabile ( ma anche con i Capelli a Spazzola, col Becco, Rompiballe) ossessionatodalla sua incapacità di ottenere amicizia. Un Tipo col Cappellino, introverso, pauroso e custode di un sorprendente segreto. Una Ragazza Bruna dura e diffidente e una Sorella Bionda gentile ma ingenua ...

 

>> continua... >>